![]() Con il periodo di fine ottobre e inizio novembre salutiamo l'ingresso nella metà oscura dell'anno. Halloween, Samhain, Dias de Los Muertos ...Tradizioni precristiane e cristiane concordano, le feste e i rituali si intrecciano e accompagnano il diminuire della luce solare e il necessario riposo della terra dopo la stagione dei raccolti. Sono anche i giorni in cui ci dedichiamo alla memoria dei defunti, come se in questo particolare momento dell'anno sia più sottile il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Tanti sono i generi di racconti che possiamo citare per questo periodo (racconti di spiriti, fantasmi, revenants, il ciclo gaelico di Jack e il diavolo), ma in questo post vorrei concentrarmi sui racconti della discesa agli Inferi, topos letterario che ha attraversato le epoche fino a noi. Sicuramente la mente va subito ai viaggi di Ulisse, Enea, Dante ... ma i racconti più antichi sono tutti al femminile! La discesa nella parte oscura (Ade, Inferi, Averno, Orco, Tartaro), almeno per la nostra cultura mediterranea-mediorientale, è rappresentata in forma simbolica nel mito di Demetra e Persefone. Demetra, dea delle messi e dell'agricoltura, ma incarnazione di una più antica divinità della terra, cerca per nove giorni e nove notti la figlia Persefone, finché scopre che è stata rapita da Ade, il dio degli Inferi. Prima che la madre riesca a liberarla, Persefone ha mangiato sei chicchi di melograno, e questo gesto le impedisce di uscire dagli Inferi. Demetra lascia l'Olimpo e fa scendere sulla terra una terribile siccità, inaridendo tutti i raccolti. Alla fine, ci si accorderà perché Persefone possa tornare dalla madre sulla terra per una parte dell'anno, per poi tornare dal suo sposo Ade nell'altra parte, simboleggiando così l'avvicendarsi delle stagioni. Ma c'è un altro racconto più antico di questo ed è la discesa agli Inferi di Inanna, divinità sumera dei cieli e della fecondità della terra, della bellezza e dell'eros. Sono tutte definizioni che adattiamo al nostro modo di percepire le cose; le infinite traduzioni, i passaggi da una civiltà all'altra e la decontestualizzazione ci impediscono probabilmente di comprendere appieno le qualità e la potenza della divinità. Ma ci avviciniamo in qualche misura ad una percezione più profonda quando ascoltiamo il mito in cui la dea dei Cieli si misura con la sorella Ereshkigal, divinità dell'Oltretomba. Per entrarvi deve superare le sette porte e spogliarsi dei suoi sette "Me", princìpi che regolano l'universo fuori da quelle mura. Inanna entrerà nuda nel regno dell'Oltretomba e affronterà il tradimento e poi il giudizio che la condanna a morte. Ma alla fine le sarà accordato di risorgere attraverso l'aspersione di "cibo e acqua della vita". Al suo posto, nella terra dei morti finirà lo sposo infedele Dumuzi, per la metà dell'anno, anche qui a simboleggiare il ciclo delle stagioni. E' un racconto complesso e articolato, molto raffinato nella sua ricchezza di simboli ed allegorie, ritrovato su tavolette d'argilla incise con caratteri cuneiformi di 5000 anni fa (3.400-3000 a.C.), che si intreccia con la più famosa saga di Gilgamesh. La dea dal "cuore immenso" Inanna non ci ha lasciato solo il più antico racconto della discesa agli Inferi, ma anche i più antichi poemi d'amore erotico, dedicato allo sposo Dumuzi. Bibliografia: La Saga di Gilgameš, Traduz. di G.Pettinato, Milano, Mondadori, 2008 Inanna, Signora dal Cuore Immenso, Betty De Shong Meador, Venexia Edizioni 2009
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AuthorColtivo l'arte della narrazione orale o 'storytelling' come disciplina artistica e mezzo per comunicare con mondi diversi. Archives
March 2022
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