Divinità ed eroi affrontano la discesa agli Inferi, ma ritrovano sempre la strada per ritornare.
Nelle antiche storie tramandate oralmente dalla notte dei tempi si racconta anche dei comuni mortali che finiscono all'Inferno e che, per niente contenti, vorrebbero ritornare indietro, ritenendo la punizione ingiusta. Ho trovato traccia delle varianti di questo mito in Sardegna, nei racconti del Buddha e perfino nel romanzo "I fratelli Karamazov di Dostoevskij. Perciò se avete tempo, seguitemi in questa appassionante ricerca. Partirò con il raccontarvi la leggenda buddhista: la riporto a memoria, così come la ricordo, dopo averla ascoltata tanti anni fa nella magnifica lettura di Dominique Blanc: Buddha e la corda d'argento "Un giorno, in un chiaro mattino, il Buddha passeggiava sulle rive del lago Fiore di Loto, assorto nella sua meditazione. Quando, sporgendosi sull'acqua e guardando nelle profondità del Naraka, la sua attenzione fu attirata da un uomo che vi si dibatteva furiosamente e sembrava chiedere aiuto. Subito lo riconobbe: era Kantuka, lo aveva incontrato in vita. Lo conosceva bene, era un ladro e un miserabile assassino. Ma il Buddha è l'infinita compassione. Ricordò che una volta Kantuka aveva fatto un gesto di bontà, allontanando dal suo sandalo un ragno, anziché schiacciarlo. Così, in ricordo di quel gesto, il Buddha decise di dare all'uomo una possibilità. prese un filo di ragnatela e lo calò nell'acqua. Nella discesa il filo di ragno si trasformò in corda d'argento e arrivò davanti a Kantuka, il quale subito capì che gli era stata concessa la possibilità di salvarsi. Immediatamente afferrò la corda e, con tutta la forza di cui era capace, vi si avvinghiò mani e piedi per intraprendere la salita. Ma come lui, anche tutte le altre creature condannate al Naraka naturalmente ebbero la stessa idea e tutte vollero seguirlo sulla corda d'argento. Vedendo ciò e temendo che l'esile corda si spezzasse, Kantuka fece per estrarre un pugnale che conservava ancora con sé per recidere la corda sotto di lui. Ma ebbe solo il tempo di pensare quel gesto che la corda si spezzò sopra di lui e ricadde per sempre nel Naraka". Nella versione sarda, la corda d'argento è un più umile stelo di cipolla e la protagonista è La mamma di San Pietro "Quando Gesù era nel mondo e andava in giro con i suoi apostoli, la mamma di San Pietro non lo poteva sopportare. Era una donna davvero cattiva, si dice che fosse una fattucchiera (una majarza in sardo), e cercò più volte di colpire Gesù con le sue magie, ma naturalmente senza successo. Insomma, alla fine sappiamo come andarono le cose, San Pietro andò in Paradiso con Gesù e sua madre invece nell'Inferno! Questo San Pietro non lo poteva accettare e pregava sempre Gesù di liberarla. "Almeno per qualche focaccia di cipolla (cotzula de chibudda in sardo) che ci ha cucinato". Gesù allora disse: Va bene, ecco uno stelo di cipolla (unu serione de chibudda), fallo scendere nell'Inferno e vedi se riesce a venire fuori con questo. San Pietro subito, tutto contento, calò lo stelo di cipolla e disse alla madre di aggrapparvisi in modo da tirarla su. Lei non se lo fece ripetere due volte, e subito con grandi sbuffi e oja qui e oja là iniziò a salire. Ma a quel punto succede che anche tutte le altre anime vogliono aggrapparsi allo stelo e si affannano dietro alla mamma di San Pietro. Vedendo ciò e temendo che l'esile stelo non potesse reggere il peso, la donna inizia a scalciare e inveire contro le altre anime. Ma facendo ciò lo stelo si spezza e la donna ricade per sempre nell'Inferno. San Pietro, sconsolato, riferisce l'accaduto a Gesù, il quale per consolarlo gli dice che almeno sarà menzionata nella messa. Donna Bisodia o Donna Peronia sono i nomi con cui è conosciuta la madre di San Pietro nella tradizione popolare, derivati dal ... latino latinorum "dona nobis hodie" e "per omnia (secula seculorum)". Viene citata anche da Antonio Gramsci in una delle sue Lettere dal Carcere alla sorella Teresina: "...le beghine ripetono il latino delle preghiere contenute nella Filotea: ti ricordi che zia Grazia credeva fosse esistita una «donna Bisodia» molto pia, tanto che il suo nome veniva sempre ripetuto nel Pater Noster? Era il «dona nobis hodie» che lei, come molte altre, leggeva «donna Bisodia» e impersonava in una dama del tempo passato, quando tutti andavano in Chiesa e c'era ancora un po' di religione in questo mondo. - Si potrebbe scrivere una novella su questa «donna Bisodia» immaginaria che era portata a modello ..." lettera del 16 novembre 1931. La cipollina è una racconto simile alla versione sarda (ma senza riferimenti ai personaggi del Vangelo), che ritroviamo in un dialogo tra Grušenka e Aleksej ne "I fratelli Karamazov. Non lo riporto qui per non ripetere la storia, ma anche per invitarvi alla ricerca nel grande capolavoro di Dostoevskij! E' una storia popolare molto diffusa in Sardegna (che qui ho riferito in una versione molto breve), ma molto conosciuta in tutta Europa, catalogata al n. 804 dall'indice internazionale Aarne Thompson. La comparazione tra varianti è un lavoro che ogni storyteller professionista compie per una conoscenza approfondita della storia, soprattutto quando la tradizione ci perviene in modo frammentario. Allora arrivano in aiuto storie da altre culture e da altri storytellers a completare le parti mancanti. Si procede ad un vero e proprio lavoro di raffronto e ricostruzione, così come fa un archeologo con i frammenti dei vasi. Bibliografia e consigli per l'ascolto: Dominique Blanc legge "Les plus beaux Contes Zen" a cura di Henry Brunel, ed. Fremeaux Fedor Dostoevskij "I fratelli Karamazov", varie edizioni, ora anche audiolibro (consiglio la lettura di Claudio Carini) Per chi capisce il sardo: trasmissione radiofonica "Custu est su contu" puntata n. 16 - Rai Radio Sardegna - condotta da me in compagnia del grande maestro Franco Enna, autore di "Contos de foghile". ................................................................................................................................................................. Grazie per avermi letto fin qui, vi invito ad inviarmi i vostri commenti, riflessioni, approfondimenti qui oppure alla mail enedin@gmail.com
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AuthorColtivo l'arte della narrazione orale o 'storytelling' come disciplina artistica e mezzo per comunicare con mondi diversi. Archives
March 2022
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